I numeri come sempre sono lo strumento più utile per leggere la realtà e proiettare il futuro delle nostre decisioni, anche in materia lavorativa. Sono solo 391 su 3.963 gli atleti iscritti alla FIGC che possono vantare uno stipendio annuale di oltre i 700.000 euro. Se allora vogliamo parlare di numeri dobbiamo partire da molto più lontano e riportare i dati dell’ultima statistica del Coni, pubblicata nel 2017 su dati del 2015. Qui possiamo innanzitutto rilevare che gli sport più praticati sono: ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica (25,2% degli sportivi, pari a 5 milioni 97 mila persone), calcio (23%, 4 milioni 642 mila persone) e sport acquatici (21,1%, 4 milioni 265 mila persone). Il nuoto è lo sport più diffuso tra i bambini fino a 10 anni (43,1%), il calcio tra gli under 35 (33,6%), ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica tra gli adulti fino a 59 anni e sopra i 60 anni (27,4%). Se ci rivolgiamo al gioco del calcio in Italia solo 1 bambino su 5 mila esordisce in serie A dopo aver frequentato una delle circa 7 mila scuole calcio (quasi quante le scuole medie, che sono 8 mila) per un totale di 300 mila piccolissimi calciatori in erba. L’attività giovanile continua a rappresentare il principale asset della FIGC: il numero complessivo di giovani calciatori (fino alla categoria Under 20) è pari a 838.430; i calciatori tesserati maschi tra i 5 e i 16 anni rappresentano il 20% della popolazione italiana (in crescita rispetto al 19,8% del 2015-2016). Il Report Calcio della federazione italiana 2018 analizza inoltre per la prima volta la trafila dei giovani giocatori nel calcio professionistico: appena il 6,4% dei calciatori tra i 15 e i 21 anni tesserati per club professionistici nel 2007-2008 risulta ancora operante nel calcio professionistico italiano nel 2016-2017. E il dopo carriera? Per quanto riguarda allenatori, direttori tecnico-sportivi e preparatori atletici, nel mondo del calcio, sono solo 58 quelli che possono vantare una retribuzione oltre i 700.000 euro, pari all’1,8% del totale. Ecco allora che diventa vitale accompagnare i giovani verso percorsi professionali con le prospettive migliori in termini occupazionali, non solo per una questione di numeri. Anche perché abbiamo visto che il raggiungimento del professionismo sportivo non va di pari passo con la garanzia di una vita e una vecchiaia vissute nell’agiatezza. Occorrono pianificazione e disciplina, nello sport come nella vita economica di ognuno, soprattutto per gli sportivi professionisti.
Fonte: calcioefinanza.it
Ph – ilpiacenza.it