La pensione dello sportivo professionista

Gli sportivi professionisti secondo le norme che regolano la materia sono lavoratori subordinati a tempo determinato, con precise norme che tutelano la materia in tema di TFR (strumento simile è il Fondo Accantonamento di Indennità di Fine Carriera), tutela assicurativa (INAIL) e pensione ( Fondo Pensioni per Lavoratori dello Spettacolo e  Sportivi Professionisti). Proseguiamo alla scoperta di questa professione cercando di approfondire il funzionamento proprio di quest’ultimo aspetto: il FPSP.

In realtà la carriera di uno sportivo professionista è molto breve ed il diritto di percepire la rendita pensionistica si perfeziona solo molto dopo tempo aver abbandonato l’attività agonistica. Infatti se da un lato la carriera sportiva statisticamente giunge al termine intorno ai 35 anni, dall’altro lato la pensione per lo sportivo professionista si matura, con le nuove riforme, non prima dei 54 anni. Ben oltre 20 anni dopo aver smesso di giocare.

Il Fondo Pensione Sportivi Professionisti è finanziato attraverso un prelievo contributivo rapportato alla retribuzione corrisposta dal datore di lavoro ed è costituita da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro, ivi compresi i bonus corrisposti per la vittoria di trofei o per aver raggiunto traguardi personali; tutto contribuisce formare il reddito imponibile ai fini pensionistici.

In base allo stipendio vengono, quindi, calcolate le aliquote che datore di lavoro e sportivo professionista dovranno versare a titolo di contribuzione:

  1. Versamento del 33% (23,81% a carico del datore di lavoro e 9,19% a carico dello sportivo professionista) se la retribuzione non supera i 47.379 euro annui;
  2. contribuzione al 34% (23,81% a carico del datore di lavoro e 10,19% a carico dello sportivo professionista) per retribuzioni annue previste tra 47.379 euro e 103.055 euro;
  3. versamento del 3,1% per compensi annui compresi tra 103.055 e 751.278 euro (1% a carico del club e 2,1% a carico dello sportivo professionista) a titolo di solidarietà.

 

Quanto all’età minima prevista per ottenere la pensione dal FPSP, valgono le stesse regole previste per tutte le figure professionali di lavoratori subordinati con la possibilità però di usufruire del trattamento pensionistico anticipato ( pensione anticipata) in presenza di alcuni requisiti:

1) Sportivi professionisti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995

Dall’1 gennaio al 31 dicembre 2021, la pensione si ottiene in presenza dei seguenti requisiti:

  • 54 anni di età (uomini) e 53 (donne);
  • 20 anni di assicurazione dal primo contributo versato al Fondo.

A partire dal 2022, saranno richiesti 54 anni per entrambi i sessi.

2) Sportivi professionisti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 con primo accredito contributivo a decorrere dall’1 gennaio 1996

I soggetti per i quali il primo accredito contributivo decorre dall’1 gennaio 1996 possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia per il 2021 in presenza di una delle seguenti condizioni:

  • 64 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
  • 20 anni di assicurazione e di contribuzione;
  • importo di pensione non inferiore a 1.288,78 euro mensili nel 2021.

Oppure con:

  • 71 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
  • 5 anni di assicurazione e di contribuzione.

L’entità dell’assegno pensionistico dello sportivo professionista dipende essenzialmente dai contributi accumulati presso il FPSP durante l’attività e cioè  ⅓ del proprio stipendio annuo moltiplicato gli anni di attività. Il capitale così accumulato produce una sorta di interesse composto legato alla media  quinquennale del PIL italiano (il prodotto interno lordo) e all’inflazione. Al momento di della data del pensionamento, al capitale accumulato come prima, che è la somma rivalutata dei versamenti effettuati, si applica un coefficiente di conversione (come per l’assegno pensionistico dell’INPS). Quest’ultimo cresce con l’aumentare dell’età.

Prendendo a riferimento l’anno 2021 appena concluso, ad esempio, il coefficiente è pari al 4,515% per chi chiede la rendita a 60 anni. Esso sale al 5,220% per chi resiste fino a 65 anni oppure al 6,215% se si decide di arrivare fino a 70 anni. In pratica (per ogni 100.000 mila euro di capitale accumulato, a 60 anni, la rendita sarà di 4.515 euro annui, 5.220 a 65 anni  e 6.215 a 70 anni.

Poco? Sufficiente? Molto?

Se guardiamo ad esempio al mondo del calcio professionistico: Ma scendiamo più nei dettagli della “popolazione calcistica italiana”:

  1. il 37% della popolazione calcistica italiana ha una retribuzione tra i 10.000 e i 50.000  euro (1.433 calciatori);
  2. il 24% guadagna tra i 100.000 e i 700.000 euro (905 calciatori);
  3. il 17% arriva a guadagnare fino a 10.000 euro (653 calciatori);
  4. l’11% chi guadagna tra i 50.000 e i 100.000 euro (431 atleti).

La cruda realtà ci dice che solo l’11% circa dei calciatori professionisti guadagna più di 700.000 euro annui.

E se allarghiamo lo sguardo a tutti i dipendenti del settore calcistico in Italia, scorgiamo il dato che solo il 10% degli “addetti ai lavori” guadagna più di 200.000 euro annui.

La nostra storia professionale di team specializzato nella tutela patrimoniale degli sportivi professionisti ci racconta di casi eclatanti di persone, prima ancora che esperti giocatori blasonati e strapagati, i quali, non perfettamente coscienti del “sogno” che stavano vivendo, pensavano di non potersi mai trovare a vendere addirittura i propri trofei sportivi per mantenere lo stile di vita a cui erano abituati. su questo “spazio” ne abbiamo raccontate diverse di queste esperienze come ad esempio il terzino dell’Inter e della Germania Campione del Mondo ad Italia ‘90 Andreas Brehme, o la recentissima storia del campione di basket MBA,  Scottie Pippen.

L’Italia è un popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche di sportivi e allenatori e tecnici, lo sport è una passione che non conosce “crisi”. Come abbiamo visto dai dati sul calcio, che resta comunque lo sport più “ricco”, gli stipendi degli sportivi professionisti rimangono ancora, tranne alcune eccezioni, molto bassi. Gestire al meglio l’attività agonistica, per prolungare il più possibile l’uscita dal mondo professionistico e programmare il dopo carriera per affrontare più serenamente la restante parte della propria vita e quella della propria famiglia sono le priorità.

Per chi non ha guadagnato stipendi a sei zeri o accantonato ingenti risorse, il problema potrebbe essere davvero serio.

La soluzione è solo una: affidarsi ad un professionista del settore che conosce, educa, si aggiorna ed è in grado di condividere le migliori esperienze con il proprio assistito.

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