“ Un recentissimo studio inglese ha rivelato che circa il 60% dei calciatori bruciano i propri guadagni entro 5 anni dalla conclusione della loro carriera e secondo “Sports Illustrated” la stessa cosa accade al 60% degli ex giocatori di basket della NBA e quasi all’80% di ex calciatori della NFL.
Secondo la Federazione Italiana Giuoco Calcio – FIGC, il 61% dei calciatori risulta disoccupato dopo il ritiro, e solo il 10% trova lavoro nell’arco di 5 anni dall’ultimo ingresso in campo. Solo il 31% di essi trova un lavoro nel settore, 1% nel settore della TV o mass media.
Il 60% dei campioni azzurri dell’atletica leggera non ha fatto ancora alcun passo in previsione della fine della carriera, e il 78% di loro si aspetta un aiuto da società o federazione”
Cosa succede a questi giovani una volta appesi gli “scarpini” al chiodo? Giovani perché è oramai consolidato che la carriera agonistica per uno sportivo di primo livello dura al massimo 15 anni, con gli oltre 50 successivi da “inventare” professionalmente e finanziariamente.
La FIGC oramai dal lontano 2016 ha istituito il “Fondo di Accantonamento delle indennità di Fine Carriera per i Giocatori di serie A, B e della Lega Italiana Calcio Professionistico, per gli Allenatori tesserati per società professionistiche previste dalla legge 23 marzo 1981 n. 91 e per gli allenatori federali che operano direttamente alle dipendenze della FIGC.
All’art.4 dello Statuto, si evince che “il Fondo non ha finalità di lucro ed ha lo scopo di corrispondere, con le modalità e i limiti stabiliti dal presente statuto, la indennità di fine carriera:
- a) ai giocatori di calcio tesserati per società sportive affiliate alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e che svolgono la loro attività in campionati di Serie A e B, e nella Lega Italiana Calcio Professionistico, oppure in caso di diversa riorganizzazione dei campionati professionistici, in quelli corrispondenti;
- b) agli allenatori di calcio tesserati per società sportive affiliate alla Federazione Italiana Giuoco Calcio e che svolgono la loro attività in campionati di Serie A, B, o nella Lega Italiana Calcio Professionistico, oppure in caso di diversa riorganizzazione dei campionati professionistici, in quelli corrispondenti;
- c) agli allenatori federali che operano direttamente alle dipendenze della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Infatti l’ Art.7 stabilisce che “I contributi da versare al Fondo, calcolati sul compenso globale e sui premi di rendimento percepiti da ciascun iscritto, sono dovuti, nel limite del massimale mensile oggi confermato nell’importo di € 8.360,33.
Il contributo è versato nella misura del 6,25% dalle società sportive e per gli iscritti di cui alla lettera a) e b) dell’art. 4 e dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio e per gli iscritti di cui alla lettera c) dell’art. 4 e dai giocatori e dagli allenatori nella misura dell’1, 25%.
Il contributo dovuto dagli iscritti è obbligatorio e viene trattenuto dalle società sportive e dalla FIGC all’atto del pagamento delle retribuzioni.
La fine della carriera sportiva può rappresentare un momento di cambiamento decisivo per la vita dell’ex atleta. Alle questioni molto concrete legate alla quotidianità, alla disponibilità economica per affrontarla, la costruzione o ricostruzione di un nuovo percorso lavorativo, si aggiungono considerazioni altrettanto importanti riguardo il proprio ruolo sociale, le amicizie costruite nelle diverse esperienze calcistiche, alle proprie scelte personali e familiari presenti e future, al proprio valore.
Scegliere in quale attività impegnarsi, pianificarne la realizzazione, prevedere le risorse necessarie e monitorarle nel tempo, potrebbe risultare veramente impegnativo per un ex sportivo professionista, fin da giovane abituato a vivere la ciclicità dell’allenamento, ritiro, partita e riposo.
In molti casi si hanno reali aspettative di rimanere “nel settore”, in vari ruoli e responsabilità, ma si sente la necessità di ricorrere ad energie e risorse mai esplorate prima e sicuramente diverse da quelle utilizzate in passato.
Ecco che pianificare il fine carriera risulta decisivo per il benessere dell’ex sportivo professionista; occorre amministrare con cura le proprie capacità umane e reddituali mentre si è in attività per metterle poi al servizio del proprio futuro e di quello della propria famiglia.
Tutto questo può essere reso possibile solo attraverso un percorso di condivisione e partecipazione dell’atleta alle competenze specifiche del professionista del settore, che conosce profondamente le necessità latenti del campione e sa consigliare le strategie più efficaci a soddisfarle
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